L’artigianato dell’alabastro è la più autentica espressione della cultura e della storia di Volterra, che è tuttora considerata il centro mondiale dell’alabastro.

Volterra è l’unica città etrusca, romana e medievale immersa nel cuore verde della Toscana.

Dall’alto del colle dov’è arroccata si domina il paesaggio circostante per grandi distanze tanto da provare un’impressione quasi vertiginosa di spazio aperto.

Una volta però entrati all’interno delle spesse mura medievali che la avvolgono, questa sensazione lascia il posto ad altre forti emozioni.

Palazzo dei Priori visto dal negozio ALI di P.zza Martiri
Panorama a pochi metri dal negozio ALI di P.zza Martiri

Ad un primo sguardo Volterra sembra fermata nel tempo, ma in realtà è una “città al di là del tempo” che ha trattenuto con forza nei secoli la propria invenzione urbanistico-architettonica perché si tratta di un modo miracolosamente definitivo di rappresentare i concetti fondamentali del vivere umano, di organizzare ed ordinare lo spazio e i rapporti sociali.

Non solo i visitatori ma anche i volterrani godono del suo grande potere evocativo e si nutrono di queste atmosfere: strette strade lastricate, alte torri e palazzi in pietra.

Porta all'Arco
Teatro Romano
Porta Fiorentina
Il Castello, così imponente. Il Teatro romano con le sue file di colonne sovrapposte. Le porte etrusche fatte di giganteschi massi di tufo consumati dal tempo. Volterra è bella di una bellezza austera, in certe serate invernali di vento e di pioggia addirittura tenebrosa.

Tra quelli che hanno trovato qui ispirazione per le loro opere c’è il Corot, che ha contribuito a rendere famosi i paesaggi volterrani con i suoi dipinti;

D’Annunzio che oltre a dedicare a Volterra alcune delle sue poesie vi ha ambientato “Forse che sì forse che no” e ha dato il nome al celebre bronzo etrusco “Ombra della sera”;

Cassola con “La ragazza di Bube”, “Vecchi compagni”, “Fausto e Anna”, “Il taglio del bosco”;

Luchino Visconti che ha girato qui il suo “Vaghe stelle dell’orsa” ed Ermanno Olmi con “Cammina cammina”.

Nelle strade di Volterra gli Etruschi scolpivano l’alabastro già nel VIII secolo a.C. e diverse urne cinerarie di quell’epoca con i loro meravigliosi altorilievi sono conservate, altre che nel locale Museo Guarnacci, al Louvre, al British Museum e nel Museo Vaticano.

L’alabastro ha accompagnato la città attraverso il suo viaggio nel tempo e ne rappresenta e simboleggia l’anima.
La varietà di alabastro che si estraggono a Volterra sono considerate le più pregiate del mondo. E’ un materiale straordinario. Translucido, diafano: è difficile individuare il punto esatto in cui termina la materia e comincia il suo riflesso. E’ difficile capire fin dove si fa penetrare dalla luce. E’ soffice e vellutato al tatto. Con il passare del tempo si trasforma come se fosse una cosa viva: le sue tonalità di colore – che vanno dal bianco, all’ambra, al grigio – si fanno più calde e le trasparenze acquistano una maggiore densità. 

Certe volte ha l’apparenza di pietra, altre di cristallo o di sale, altre di pietra preziosa. E’ compatto e al tempo stesso fragile. Difficile da lavorare nonostante sia relativamente tenero. Impone un’esperienza, una familiarità che hanno solo gli artigiani di Volterra.

L’invenzione delle forme avviene a contatto diretto con la materia. Quando un oggetto prende vita nelle mani degli alabastrai, è come giungesse a noi attraverso le mani di tutti quelli che lo hanno lavorato nel corso delle varie epoche. I gesti sono gesti antichi, tramandati e lo sono anche gli strumenti con cui lo si lavora.

In nessun altro luogo ed in nessuna altra epoca la lavorazione di questo materiale ha conseguito il valore artistico e la diffusione nel mondo raggiunti in questa città.

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